Silvia Tuccimei esporrà le sue creazioni in occasione di Spoleto incontra Venezia a cura di Vittorio Sgarbi
1 Settembre 2014 da ufficiostampa
Si preannuncia un evento altisonante la grande mostra “Spoleto incontra Venezia” che si terrà nella magica atmosfera veneziana dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014, a cura di Vittorio Sgarbi con la direzione del manager produttore Salvo Nugnes. La location ospitante è il sontuoso Palazzo Falier, risalente al XV secolo, affacciato lungo le rive del Canal Grande. Tra le presenze di rilievo in esposizione Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, José Dalì.
Silvia Tuccimei si inserisce nella prestigiosa carrellata di artisti, con la sua innovativa ricerca condotta nell’ambito scultoreo. Nativa di Roma e diplomatasi in Svizzera si trasferisce a vivere a Parigi, dove persegue la fervida “ossessione” per la forma umana. Si cimenta in pittura e in scultura compiendo un originale processo di ridefinizione dell’uso della linea, del segno e del colore, nell’intento di rimuovere simbolicamente le stratificazioni del mondo conosciuto per svelare e rivelare la sottostante fragilità, debolezza e precarietà esistenziale. Negli anni esplora accuratamente questa tematica guadagnandosi meritato successo e fama internazionale.
È interprete dall’acuta e attenta sensibilità del rapporto tra visibile e invisibile, della dualità e dei contrasti derivanti da tale legame. È stimolata dall’esigenza di penetrare la fredda corteccia della materia nella scorza inerme e inanimata, che ostacola e opprime la spontanea esternazione dell’essenza umana, nel percorso di piena acquisizione della condizione psichica e spirituale, varcando coraggiosamente la soglia delle apparenze fittizie.
Sul concetto di arte la Tuccimei afferma “L’arte è anche dolore. Diciamo, che l’artista è tra il cielo e la terra. Non possiamo essere artisti maledetti, bisogna rimanere con i piedi per terra, pur avendo una visione creativa della realtà”. E prosegue descrivendo il tipo di evoluzione che sta approcciando “La mia scultura è metallica e a specchio. Assemblandola con la pittura si dematerializza. Al momento non mescolo insieme scultura e pittura, ma le accosto. In futuro vorrei renderle complementari, fonderle insieme”.
Nei quadri emerge un uso personalizzato del colore e un ritorno al figurativo. Al riguardo spiega “Mi piace l’idea di far fuoriuscire la pittura dalla tela. In parte richiama anche l’arte aborigena. Mi piace scomporre la materia e creare un disorientamento di percezione. Ho cominciato con la pittura e poi sono passata alla scultura, perché avevo bisogno di avere lo spazio tutto intorno. Ho avuto un periodo di colori più cupi nella pittura, da cui adesso sono uscita. Le mie figure di riferimento sono Marcel Duchamp, molto concettuale senza mai scostarsi dalla materia, gli impressionisti, Pierre Bonnard”.
Nel ricordare il prolungato soggiorno francese sottolinea “Ha influito parecchio nella mia maturazione artistica. Mi sono scoperta strada facendo con delle profondissime radici italiane. E l’italiano all’estero riesce ad esprimersi e reinventarsi moltissimo”.
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