Un antibiotico sospettato di aumentare il rischio di infarto.
27 Agosto 2014 da dagata
Un antibiotico sospettato di aumentare il rischio di infarto.
Ricercatori danesi mettono in guardia contro la claritromicina, un farmaco prescritto per il trattamento di tonsillite o bronchite.
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La Claritromicina, antibiotico ampiamente prescritto per trattare le infezioni batteriche comuni come la tonsillite o la bronchite, potrebbe aumentare il rischio di morte cardiaca, secondo uno studio pubblicato mercoledì sul sito della rivista medica British Medical Journal (BMJ).
Ricercatori danesi che hanno condotto lo studio invitano alla prudenza e a non destare allarmismi dato che il rischio assoluto rimane basso e che le prescrizioni non devono essere modificate fino a quando i risultati non sono stati confermati da un altro studio.
Claritromicina (Biaxin o Zeclar statunitense Abbott Lab e generico) è un antibiotico macrolide relativo alla eritromicina, usato soprattutto per trattare le infezioni delle vie respiratorie e della pelle e per eradicare l’Helicobacter pylori, responsabile di ulcere gastriche.
I ricercatori hanno anche studiato la roxitromicina (Rulid di Sanofi-Aventis e generici), un altro antibiotico macrolide utilizzato nel trattamento delle infezioni respiratorie e della pelle. Gli stessi scienziati hanno preso in esame le recensioni di quasi 5 milioni di trattamenti antibiotici somministrati tra il 1997 e il 2011 ad adulti danesi di età compresa tra 40-74 anni, 4,3 milioni con penicillina V, 588.000 e 160.000 rispettivamente con Roxithromycin e con claritromicina. Confrontando i 285 decessi cardiaci che si sono verificati durante la somministrazione di questi trattamenti, i ricercatori hanno dimostrato che l’assunzione di claritromicina era associata ad un aumentato rischio di morte cardiaca del 76% rispetto all’utilizzo della penicillina V. Ma questo “eccesso di rischio” scompare quando il trattamento si conclude. Per la Roxithromycin, tuttavia, nessuna differenza è stata osservata durante o dopo il trattamento.
I ricercatori danesi sottolineano che è il primo grande studio sulla sicurezza cardiaca dei macrolidi. Essi aggiungono che, sebbene il rischio assoluto è “molto basso”, il numero totale di morte per complicazioni cardiache potenzialmente evitabile “non è trascurabile” nella misura in cui la claritromicina è uno degli antibiotici “più comunemente utilizzati in molti paesi”. Altri ricercatori dal canto loro stati molto cauti circa l’interpretazione dei risultati.
“Dal momento che il tasso di mortalità è molto bassa, non credo che dovremmo essere preoccupati”, ha detto Kevin McConway, professore di statistica applicata.
Mike Knapton, della British Heart Foundation, da parte sua, ha indicato che il rischio della claritromicina per i pazienti con problemi cardiaci era già noto e ha ricordato che i medici devono comunque essere cauti prima di prescrivere un antibiotico. Un suggerimento quest’ultimo che per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, non dev’essere trascurato poiché sono anni che andiamo ripetendo che comunque, l’eccesso di utilizzo di antibiotici sta causando una serie di effetti collaterali di svariata natura primo tra tutti una maggiore virulenza dei virus che appaiono sempre più resistenti ai trattamenti di questo tipo.
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