Russia: il controllo dello Stato sul Web. A rischio Fb, Skype e Gmail
6 Luglio 2014 da dagata
Russia: il controllo dello Stato sul Web. A rischio Fb, Skype e Gmail
Dalla Russia la notizia sul monitoraggio governativo di alcuni siti. La Duma, l’assemblea legislativa russa ha adottato una serie di emendamenti che rafforza il controllo dello Stato sul web, permettendo alle autorità di bloccare l’accesso ai siti e, sostanzialmente, di monitorare l’attività di milioni di cittadini russi che fanno uso della rete. La legge che avrà effetto dal primo settembre 2016 obbliga tutte le società di comunicazione on line, comprese quelle straniere, a conservare sul territorio russo tutti i dati personali degli utenti.
Nello specifico, un’autority governativa potrà ordinare al provider l’oscuramento immediato di una pagina web senza il nulla osta della magistratura. Inoltre sarà controllata dal ministero delle Telecomunicazioni che terrà poi una banca dati delle pagine visitate da tutti gli utenti russi negli ultimi due anni.
In teoria, quindi, anche le compagnie straniere come Google (Gmail), Twitter, Facebook e Microsoft (proprietaria di Skype) saranno tenute ad avere server nel Paese, allo stesso modo delle russe Yandex, Mail.ru o Vkontakte
Un punto, quest’ultimo, controverso, dato che secondo alcuni esperti le società straniere di servizi internet non ricadono sotto la giurisdizione russa e pertanto su di loro le autorità federali non avrebbero reali strumenti giuridici di influenza.
Secondo gli operatori del settore e l’opposizione, si tratta comunque di un altro passo verso il rafforzamento del controllo statale su internet in Russia, che avrà un impatto negativo sulla democrazia e sullo sviluppo del web e del suo indotto.
Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” siamo così di fronte all’ennesimo caso di controllo governativo di Internet, ossia il divieto, legalmente illegittimo di accesso a determinate zone del Web. Internet passa così dall’essere veicolo multifunzionale e multiespressivo dell’opinione di tutti a mero strumento di propaganda di Stato che limiterà semplicemente la libertà d’espressione.
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