La vedova di un fumatore risarcita con 23,6 miliardi di dollari. Riconosciuto il ” danno punitivo “.
21 Luglio 2014 da dagata
La vedova di un fumatore risarcita con 23,6 miliardi di dollari. Riconosciuto il ” danno punitivo “.L’uomo era morto nel 1996 all’età di 36 anni.
Un tribunale della Florida ha condannato il produttore di sigarette americane RJ Reynolds Tobacco Company a pagare un risarcimento di 23,6 miliardi di dollari alla vedova di un fumatore che è morto di cancro ai polmoni a soli 36 anni.
Si tratta dell’importo più alto mai fissato da una Corte di giustizia nella storia della Florida che ha riconosciuto peraltro una provvisionale da versare subito di un importo di 16 milioni alla vedova del defunto Michael Johnson Sr.
Durante le udienze svoltesi in quattro settimane, gli avvocati che difendevano la vedova del signor Johnson, Cynthia Robinson, hanno sostenuto che la RJ Reynolds hanno omesso di informare i consumatori sui pericoli del tabacco, una negligenza che avrebbe permesso al signor Johnson di contrarre il cancro ai polmoni.
Essi hanno sostenuto che il signor Johnson era diventato dipendente del fumo tanto da consumare da uno a tre pacchetti di sigarette al giorno per oltre due decenni avendo cominciato quando era appena tredicenne. “Non poteva smettere. Fumò anche il giorno in cui morì”, ha detto l’avvocato della signora Robinson, Chris Chestnut. La giuria della contea di Escambia ha depositato il suo verdetto dopo circa 15 ore di camera di consiglio.
La corte ha voluto chiarire che l’industria del tabacco non può continuare a mentire al popolo e al governo degli Stati Uniti sulla dipendenza e sulle sostanze chimiche letali contenute nelle sigarette.
“Speriamo che questo verdetto invierà a RJ Reynolds e altri tabacchi principali aziende un messaggio per costringerli a fermarsi a mettere in pericolo la vita di persone innocenti”.
La causa della signora Robinson era inizialmente parte di una vasta class-action contro le società produttrici di sigarette. Nel 2000 una sentenza diede ragione ai querelanti stabilendo in 145 miliardi di dollari l’entità dei “danni punitivi”, una somma che all’epoca era la più alta mai concessa in un giudizio di questo tipo nella storia Usa. Quella sentenza fu annullata nel 2006 dalla Corte suprema della Florida con la motivazione che la causa era stata intentata per casi molto diversi tra loro. Ma i querelanti potevano adire di nuovo le vie legali a livello individuale. E la signora Robinson è una delle circa mille persone che l’anno fatto. Nel braccio di ferro giudiziario che ormai da decenni contrappone i cittadini statunitensi alle compagnie del tabacco va inoltre segnalato che il mese scorso la Corte suprema Usa ha rifiutato di occuparsi di una serie di ricorsi presentati dalle società, principalmente dalla Reynolds, contro verdetti dei tribunali della Florida che prevedono risarcimenti per oltre 70 milioni di dollari.
Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, con questa storica sentenza, la salute pubblica entra in un nuovo mondo coraggioso per il controllo del tabagismo. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità che ha la sua sede a Ginevra, il fumo uccide 6 milioni di persone all’anno e se non si interviene la cifra salirà a 8 milioni entro il 2030.
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