Ingoiare una pillola per imparare l’inglese? Questo avverrà fra 30 anni. Questa è la previsione fatta da Nicholas Negroponte, ricercatore presso il “MIT Media Lab”
21 Luglio 2014 da dagata
Ingoiare una pillola per imparare l’inglese? Questo avverrà fra 30 anni. Questa è la previsione fatta da Nicholas Negroponte, ricercatore presso il “MIT Media Lab”
Abbiamo assunto molte informazioni attraverso gli occhi. Potrà essere un canale inefficace. Secondo Nicholas Negroponte la previsione è che nel futuro stiamo andando a ingerire le informazioni.
Si sta per inghiottire una pillola ed imparare a parlare inglese. Si sta per inghiottire una pillola e conosci Shakespeare. Il modo per raggiungerlo è attraverso il flusso sanguigno.
E’ quanto ha rivelato Nicholas Negroponte ricercatore presso il “MIT Media Lab” in una serie di convegni internazionali organizzati dalla Fondazione “Alberello” a Vancouver, dove i congressisti si sono divertiti immaginando il futuro. Secondo il Professore, l’apprendimento della lettura e scrittura sarà inglobato tramite pillole. Esse saranno in grado di portarci alla conoscenza senza il minimo sforzo. “Per imparare a leggere, abbiamo consumato un sacco di informazioni con la vista. Può essere un canale inefficace. Così la mia previsione è che stiamo andando a ingerire informazioni”, aggiunge Nicholas Negroponte ad un pubblico sbalordito. “Attraverso il flusso di sangue”.
Prima di continuare: “stai andando a inghiottire una pillola e sai parlare inglese. Si sta per inghiottire una pillola e conosci Shakespeare. Il modo per raggiungerlo è attraverso il flusso sanguigno. “Una volta nel flusso sanguigno, questo andrà al cervello, e quando questo sarà nel cervello, a sua volta andrà a farli finire nei posti giusti”.
Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un’utopia? Una previsione? Ricordiamo che Nicholas Negroponte, nel 1970, predisse con precisione il futuro del computing. Più recentemente, ha predetto la ‘morte’ dei computer a beneficio dei tablettes digitali. Nato a New York nel 1943 da madre statunitense e padre greco, è venuto presto a contatto con l’Europa, studiando in un collegio svizzero; si è in seguito laureato in architettura a Boston, presso il prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT) dove ha conseguito il dottorato in computer-aided design. Nel 1966, a ventitré anni, è diventato membro di facoltà, cominciando la carriera di ricercatore, professore e conferenziere. È il fratello del diplomatico americano John Negroponte
Tra i suoi più importanti lavori vi sono gli studi sul Computer Aided Design (CAD) e la fondazione del ‘Architecture Machine Group’, un gruppo di pensatori dedicato allo studio e allo sviluppo di nuove interfacce uomo-macchina.
Ha lavorato anche alla IBM sui progetti del primo personal computer e ad alcuni studi del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, grazie al quale poté essere tra i primi internauti dell’epoca, quando l’embrione della futura Internet era ancora un progetto militare.
Assieme a Louis Rossetto, Negroponte ha fondato Wired, una celebre rivista americana di tecnologia e attualità, alla quale ha contribuito periodicamente con un articolo mensile dal 1993 fino al 1998. Ha lavorato anche come consulente esterno per molte società operanti nel campo delle tecnologie, tra cui Motorola Inc. Ha insegnato alle Università di Yale, del Michigan e di Berkeley.
Nel 1985, al MIT, fu co-fondatore insieme a Jerome Wiesner di uno dei più prestigiosi laboratori del mondo: il MediaLab. Dopo sette anni passati a raccoglier fondi, riuscirono a creare quello che assomigliava al Salon de Refusés del 1863 di Parigi, raccogliendo tutti coloro che erano valenti, ma non riuscivano ad inserirsi nei filoni di ricerca più importanti di allora: i sistemi operativi, le reti e i relativi protocolli, i linguaggi di programmazione e l’architettura di sistema.
Alla fondazione del MediaLab, ricorda Negroponte, parteciparono categorie molto dissimili tra di loro e che in certi casi sollevavano molti dubbi sulla loro presenza in quel gruppo. Vi erano, oltre a lui e Wiesner, un regista cinematografico, un designer grafico, un musicista, un fisico, due matematici e alcuni ricercatori in campo multimediale. Lo scopo del laboratorio era pensare, prevedere, progettare e realizzare sistemi di interfaccia tra l’uomo e il computer, facilitando il più possibile l’interazione tra chi chiede informazioni e servizi e chi li fornisce. Sono stati portati avanti moltissimi progetti e molti di questi, o le loro conclusioni, non sono rimasti delle relazioni chiuse in qualche armadio, ma hanno influenzato la nostra vita. Nel giro di pochissimi anni il MediaLab è passato da quel manipolo di audaci a ben trecento persone, con piccoli finanziamenti da parte di enti governativi statunitensi e aziende private, e nel 1985, solo 5 anni dopo la fondazione, l’architetto Ieoh Ming Pei costruì l’attuale sede, dando maggior risalto ed importanza a quello che oggi è considerato il fiore all’occhiello dell’istituto.
Attualmente i campi di ricerca del Lab spaziano ad ampio raggio andando dalla stampa tridimensionale alla musica, dall’olografia alla grafica computerizzata, dalla cognizione umana alle reti, agli agenti intelligenti alla computazione. Nella storia del laboratorio all’estero sono ricordati un paio di eventi significativi della sua importanza: la collaborazione con la Repubblica d’Irlanda (2000-2005) e con l’India (2001-2003), per tentare di portare anche in questi due paesi la stessa esperienza di Boston. In Irlanda venne fondato il ‘Media Lab Europe’, che ha però dovuto chiudere nel 2009 per mancanza di fondi, e in India il ‘Media Lab Asia’, che ha portato il governo indiano a finanziare progetti di ricerca di aziende locali col MediaLab di Boston.
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