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Enrico dal Covolo: «Savio è già un santo nei nostri cuori»

11 Aprile 2014 da Emporio del Carrozziere

Osio di Sotto, cerimonia per i dieci anni dalla morte di mons. Vincenzo Savio, vescovo di Belluno Feltre. «Vincenzo è già santo nel nostro cuore», ha certificato, ad Osio di Sotto, mons. Enrico Dal Covolo, salesiano come Savio, rettore della Pontificia Università lateranense, già postulatore della causa di beatificazione di papa Luciani. «Nel cuore dei bellunesi e di quanti lo hanno conosciuto ed amato, Vincenzo è pregato come un santo», ha sottolineato il prelato, che ha presieduto la solenne celebrazione che ne ha fatto memoria.

Dal Covolo_Messa

BELLUNO. Non importa che per mons. Vincenzo Savio, morto giusto 10 anni fa, da vescovo di Belluno Feltre, non sia ancora iniziato il processo di beatificazione. «Vincenzo è già santo nel nostro cuore», ha certificato, ad Osio di Sotto, mons. Enrico Dal Covolo, salesiano come Savio, rettore della Pontificia Università lateranense, già postulatore della causa di beatificazione di papa Luciani. «Nel cuore dei bellunesi e di quanti lo hanno conosciuto ed amato, anche in altre parti d’Italia, Vincenzo è pregato come un santo», ha insistito il prelato di origini feltrine, che nel paese natale del vescovo prematuramente scomparso, ha presieduto la solenne celebrazione che ne ha fatto memoria.

Osio di Sotto, dove martedì mons. Giuseppe Andrich, successore di Savio, accompagnerà un pellegrinaggio, ha dedicato tutta la giornata alla memoria del suo “don Vincenzo”, come continuano a chiamarlo da quelle parti. L’amministrazione comunale gli ha dedicato una strada, poi il momento liturgico in chiesa, quindi una cerimonia anche in cimitero, presso la tomba di Savio. Non pochi i bellunesi presenti, tra loro un caro amico del vescovo, Gioacchino Bratti, il cui figlio, don Giuseppe, è stato segretario del presule così amato dal popolo delle Dolomiti, credente o no che fosse. Numerosa la delegazione della Comunità di “Villa San Francesco”, con i responsabili, gli operatori educativi, i ragazzi. Numerosi anche i rappresentanti di Savona e di Livorno, dove Savio ha operato prima di salire a Belluno. Commosso Carlo Di Cicco, giornalista, vicedirettore dell’Osservatore Romano, uno dei più intimi amici di “Vincenzo”, come lui continua a chiamarlo, quando Dal Covolo ha detto che i santi sono le luci che illuminano il cammino di ogni cristiano ed ha citato, come esempio, due figure, don Carlo Gnocchi e, appunto, don Vincenzo.

Quando Savio decise di avviare il processo di beatificazione di Albino Luciani, spiegò che il papa nato a Canale d’Agordo era già considerato e addirittura pregato come un santo secondo la devozione popolare. E che, proprio per assecondare questa santità popolare, lui desiderava inoltrare la causa di beatificazione, sollecitata peraltro in molte parti del mondo. A questo tipo di santità apparterebbe anche Savio. «Don Vincenzo, con la sua vita virtuosa ha dato esempio di vero discepolo del Vangelo, come possono testimoniare tanti amici bellunesi», ha confermato Di Cicco. «Per tanti di noi giovani, don Vincenzo continua ad essere un punto di riferimento, non forzato ma naturale – testimonia Francesca, la calciatrice di Villa San Francesco che ha portato i ragazzi ad Osio.

FONTE: Corriere Alpi

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