Le pistole elettroshock diventano sempre più popolari. In commercio dispositivi per elettroshock camuffati da telefonini
9 Luglio 2013 da dagata
Le pistole elettroshock diventano sempre più popolari. In commercio dispositivi per elettroshock camuffati da telefonini. In Svizzera sequestrati 11 finti telefonini che in realtà erano dispositivi per elettroshock. Questi apparecchi sono parificati ad armi, quindi illegali
Ormai arriva tutto dall’estremo oriente, dalle cose utili alle più inutili, dalle innocue alle più pericolose ed anche illegali. L’ultima trovata dei produttori asiatici sono dei dispositivi per provocare elettoshock camuffati da falsi telefonini cellulari.
L’ultima scoperta in tal senso è stata fatta dagli agenti della dogana dell’aeroporto di Basilea-Mulhouse che ne hanno scovati undici durante il controllo di un carico dichiarato come materiale cronometrico. Tali apparecchi, fabbricati ad Hong Kong, sono considerati delle vere e proprie armi per gli effetti che possono produrre sul corpo umano e la loro importazione senza il rispetto delle normative vigenti in tema di commercio di armi è ovviamente illegale.
Il sequestro avvenuto qualche giorno fa da parte dei doganieri di Basilea è stato annunciato ufficialmente ieri dalla direzione dello stesso ufficio che ha provveduto ad avviare un procedimento contro l’importatore svizzero.
Tali dispositivi, infatti, devono essere utilizzati solo in caso di legittima difesa e l´uso del paralizzatore elettrico vicino alle parti più sensibili come la testa, il collo e o al centro del petto vicino al cuore può causare gravi danni alla salute da parte di chi subisce la “scossa”. Per tali caratteristiche il paralizzatore elettrico non dev’essere utilizzato in un ambiente infiammabile o esplosivo.
I taser, vengono chiamati anche così perché i più celebri appartengono all’omonima casa produttrice, sono un valido strumento per rendere inoffensivo, mediante stordimento, un malvivente senza ucciderlo almeno nelle premesse. Perché il problema è che può accadere che chi viene attinto dal disposivo, in casi rari ma statisticamente rilevanti, può morire. Il taser, infatti, può provocare un arresto cardiaco a chi è particolarmente esile, ai cardiopatici, ai più giovani che non hanno completato lo sviluppo fisico e nelle donne in stato di gravidanza. Un altro pericolo è quello della possibile cecità nel caso in cui il dispositivo o i dardi che partono dallo stesso entrano in contatto con gli occhi.
Amnesty International, arriva addirittura a fare una stima dei decessi causati a causa della scarica elettrica da 50.000 volts negli ultimi sei anni, negli USA, dove è molto diffuso: sarebbero ben 220 le persone morte.
Esistono parecchie versioni dello strumento che emana scariche elettriche da 50.000 volts. La Taser International, infatti, ha creato più tipi di prodotto a seconda del soggetto che li acquista. I clienti sono divisi in tre categorie: consumatori, forze dell’ordine e militari.
Il problema è che però da strumento di difesa, le pistole elettroshock sono diventate sempre più popolari tra i malviventi. Lo ha affermato di recente anche il Ncis (National criminal intelligence service), l’agenzia britannica che raccoglie informazioni sulla criminalità organizzata. Un suo recente rapporto ha rilevato una tendenza che sembrava aver preso piede finora solo in America.
Le pistole elettroshock, la più famosa delle quali è la Taser, non sparano proiettili ma due dardi che in un raggio di cinque, massimo sei metri con una scarica elettrica di 50 mila volt (ma ce ne sono con voltaggi superiori) stordiscono il bersaglio neutralizzandolo.
Normalmente quindi, senza perdere in efficacia non lasciano ferite o segni e, benché illegali, sono facilmente acquistabili via Internet. Se a farle preferire alle armi da fuoco classiche tutto questo non bastasse c’è da aggiungere che nel caso di una pistola elettroshock la pena eventuale è sempre più mite.
È evidente, quindi, rileva Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che stiamo parlando di un fenomeno in espansione che è confermato dal numero crescente di armi di questo tipo rinvenute nel corso di indagini, in occasione di perquisizioni o sequestrate alla dogana e dall’aumento dei reati commessi facendo uso dell’arma in questione.
Dev’essere quindi, rilevata e denunciata una sottovalutazione da parte delle istituzioni e delle forze di polizia in relazione al problema che richiederebbe un’effettiva e non solo formale parificazione alle armi del possesso di tali strumenti in capo ai cittadini.
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