Ristoranti cinesi: un buon rapporto fra qualità e quantità, in tempi di crisi
18 Aprile 2013 da dalila.sansoni
La crisi come ben sappiamo tutti, ha messo in gravi difficoltà più di un imprenditore in Italia. Sempre più esercizi di ristorazione stanno chiudendo i battenti per sempre, e sebbene solo ora ci si sta lentamente avviando verso una ripresa, i posti dove mangiare sono sempre di meno. La domanda allora sorge spontanea: come fanno invece i ristoranti cinesi a sopravvivere?
Erroneamente (nella maggior parte dei casi) si ritiene che le vivande utilizzate da queste osterie low-cost, siano di indubbia qualità. Tante sono le speculazioni circa l’utilizzo di carni accaparrate chissà dove. In realtà, nonostante si riforniscano dagli stessi grossisti degli altri ristoranti, il segreto sta nel saper destreggiarsi in cucina, utilizzando un menu, seppur limitato nella scelta, ma ricco di materie prime povere, fare economia dove è possibile quindi, senza minare la qualità ultima del prodotto. Per intenderci: che valorizzi il pesce più economico (pesce azzurro, merluzzo, palombo, o verdesca per esempio), o i tagli di carni meno costose, (maiale in primis, l’animale più diffuso al mondo) e creando così dei buon menu dai costi ridotti, ma non per questo meno saporiti e gustosi.
Molto spesso, i ristoranti cinesi sono a conduzione familiare, il che porta indiscutibili vantaggi, visto che non hanno bisogno di assumere altra mano d’opera. Questi fattori fanno sì che i costi rientrino nei limiti di quanto richiesto giornalmente, ma il vero guadagno, resta il flusso continuo di clienti che per pochi euro, hanno la possibilità di mangiare a volontà, fintanto che i loro stomaci glie lo permettano. Sempre più esercizi stanno infatti adottando la formula “Tutto a buffet, e senza limiti”. Si viene quindi a creare un circolo virtuoso, dove la quantità dei clienti diventa sinonimo di qualità, dovuta dal connubio di ingredienti poveri cucinati bene, e mantenuti economici, per la salvaguardia del portafoglio di tutti.
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