Pier Domenico Garrone: Elezioni 2013 e consenso elettorale
5 Febbraio 2013 da Phinet
Elezioni 2013, oltre a radio e televisione la partita si gioca in rete con la web reputation. Pier Domenico Garrone, fondatore del think tank blog Il Comunicatore Italiano, interviene a il ComuniCattivo, il programma di RAI Radio 1 condotto da Igor Righetti.
Elezioni 2013 e consenso elettorale: cosa succede e perché? Proprio in questi giorni sette società di sondaggi hanno iniziato a far capire alcune cose serie da tener presente per l’attualizzazione del quadro regolatore dell’autorità.
Il principio generale della Costituzione prevede che debba essere assicurato al cittadino la corretta informazione. Questa è assicurata attraverso una norma che tutti i giorni ci sentiamo ricordare che è la par condicio. Ma la par condicio riguarda solo la radio e la televisione. Nella recente riunione tra i Corecom, i Comitati regionali della Comunicazione e l’Agcom, alla domanda: ma le web tv sono un’estensione delle televisioni e quindi sono oggetto anche loro della par condicio? La risposta dell’Agcom è stata: “No. Noi non ci occupiamo della comunicazione elettorale in rete, non è prevista dalla odierna legge par condicio”.
E allora cosa succederà? Succederà un po’ di tutto. Prima di tutto, ciò che vedremo in televisione, lo vedremo molto di più amplificato in rete. In rete si potranno vedere commenti, i fuori onda, spazi amplificati. Si vedranno spazi pubblicitari. Purtroppo questo succede in Italia. Siamo in Europa, nel 1994 abbiamo storicizzato i sondaggi nella competizione elettorale.
Nel 2013 dovremmo essere alla pari con la web reputation, cioè la creazione e la generazione in rete della reputazione, che è una delle ragioni per cui un individuo sceglie chi votare e che cosa non votare. Su questo tema tutte le società di sondaggi si sono accorte che, avvicinandosi alla data del voto, anziché ridursi l’area del non voto, questa si sta consolidando ed è una dimostrazione della differenza tra la produzione della comunicazione dei partiti e quello che i cittadini si stanno organizzando di fare. Perché?
Perché rispetto già alle precedenti elezioni amministrative e politiche, il cittadino da passivo in salotto armato di telecomando, oggi è armato di smartphone e tablet con le quali produce multimedialità e informazione, verifica le notizie d’informazione che riceve dalla politica e, in rete, scambia opinioni.
Questo è un dato che renderà, solo in prossimità del voto, realistico comprendere il comportamento del cittadino e questo significa anche che le strutture dei partiti soffrono a comprendere queste evoluzioni perché sono ancora troppo attardate e strettamente forgiate da uffici stampa, ovvero: produciamo un testo sulle cose che vuole il nostro politico e lo lanciamo all’agenzia di stampa. Tempi e modalità di proposizione di contenuti sono e appaiono poveri rispetto alle abitudini di chi oggi frequenta la rete e in Italia sono oltre 24 milioni gli italiani connessi in rete. Questo mette in evidenza anche un altro aspetto che purtroppo dobbiamo tenere ben presente: questa deregulation in rete aprirà alle mafie la capacità di organizzare e orientare il voto con investimenti minimi. Si stima in circa 100.000 euro per collegio elettorale la capacità di orientare il voto. Da oggi il 25% dell’intero costo elettorale sceglierà chi votare o se andare a votare consultando la rete.
FONTE: Il Comunicatore Italiano
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