Italia: un pullman fermo sulla corsia di emergenza dell’autostrada della crescita.
5 Febbraio 2013 da veluss
Guardando il nostro paese con gli occhi di un imprenditore che risiede all’estero, questa è la prima immagine che mi viene in mente pensando all’Italia e lo dico con una nota di tristezza e rammarico, perchè da Italiano non è un piacere vedere uno dei paesi che potrebbe maggiormente avere successo nel mondo globale di oggi, essere ridotto all’angolo dall’incapacità di gestirlo.
Tornando all’esempio del pullman fermo sulla corsia di emergenza, alla guida, ovviamente, la classe dirigente, mentre come passeggeri gli artigiani e le micro, piccole e medie imprese: solo le aziende che avranno la forza e il coraggio di scendere dal pullman prima che venga investito dal TIR della concorrenza, avranno un futuro di successo e andranno avanti fieri per la loro strada, crescendo e sviluppando le loro attività, mentre coloro che rimarranno seduti andranno incontro a un destino drammatico.
Internazionalizzare e delocalizzare le proprie attività imprenditoriali è l’unica via di uscita, l’unica alternativa: molte imprese hanno rinunciato non avendone compreso i benefici e le opportunità, altre per questioni economiche.
Internazionalizzare, oggi, non significa solo commercializzare i propri prodotti in mercati stranieri, ma significa anche e soprattutto essere fisicamente presenti sui territori in cui si va a operare.
Delocalizzare non significa più chiudere nel proprio paese di origine per spostare la produzione altrove: delocalizzare oggi significa lasciare operativa l’azienda nel paese di origine e investire in un secondo sito produttivo per aumentare la propria produttività
Oggi in Italia si stanno difondendo sempre più le reti di impresa (legalmente costituite come tali) o comunque delle aggregazioni spontanee, non legalmente costituite come reti ma che hanno il medesimo scopo e che hanno reso l’impatto economico con i processi di internazionalizzazione e delocalizzazione molto più accessibili rispetto al passato: presentarsi, infatti, come unica realtà più grande rispetto alle dimensioni di chi costituisce la rete e/o aggregazione, permette un notevole abbattimento dei costi. Fare rete permette anche, oltre a ridurre i costi, di presentarsi sui mercati globali con una forza maggiore che permette di competere alla pari con i più diretti competitors.
Sull’autostrada della crescita, una delle uscite più importanti sono gli Emirati Arabi Uniti (abbreviato EAU in Italiano, UAE in Inglese): il paese è la prima economia dei paesi arabi del Golfo Persico per valore economico (la seconda come dimensione dopo l’Arabia Saudita) e una delle principali al mondo.
Se si guarda all’internazionalizzazione della propria attività in questa parte di mondo, gli Emirati Arabi Uniti sono universalmente riconosciuti come il portone di ingresso a tutti gli altri mercati del Medio Oriente. Gli Emirati Arabi Uniti, con più 8 milioni di abitanti, sono il secondo paese più popoloso, ma sicuramente il mercato di riferimento dell’area perchè pur non essendo il più grande, è quello con la previsione di maggior sviluppo grazie al fatto che l’80% della popolazione è straniera, è molto più accessibile del più grande Stato dell’area, l’Arabia Saudita ed ogni anno arrivano circa 9 milioni di turisti.
Dubai non solo è considerata la capitale mondiale del lusso grazie agli oltre 400 marchi del settore presenti nei centri commerciali cittadini, ma in ogni settore del commercio è considerato l’epicentro del commercio nel paese: a Dubai, infatti, si svolgono le principali fiere internazionali e si organizzano gli eventi più importanti. La città è da sempre il crocevia delle merci tra Medio Oriente e resto del mondo (storicamente nasce grazie al commercio con l’Iran) ed oggi guida lo sviluppo degli Emirati Arabi Uniti grazie alle più grandi, organizzate ed importanti infrastrutture del paese, tra le principali al mondo.
Dubai è oggettivamente la prima piazza commerciale del paese grazie anche al fatto di essere la città più popolosa degli EAU, la maggior meta turistica del paese.
I paesi arabi guidano la crescita economica di questa parte di mondo, crescita che ha portato alla creazione di un importante mercato dove vengono commercializzati prodotti di ogni genere.
Grazie alle politiche lungimiranti dei governanti locali, il Golfo Persico è sempre maggiormente attraente anche alle piccole e medie imprese italiane che, schiacciate dalla crisi economico finanziaria europea, necessitano di nuovi sbocchi per i propri prodotti: con un impegno economico minimo, infatti, si accede ad un mercato che l’anno prossimo raggiungerà i 50 milioni di abitanti e che ha tassi di crescita tra i più alti al mondo.
Crearsi un mercato per i propri prodotti nel Golfo Persico equivale, quindi, ad entrare in un mercato grande quasi come quello italiano, numericamente parlando, ma con potenzialità maggiori visto che il GCC è una delle aree che nei prossimi anni trainerà la crescita mondiale insieme a Cina ed India.
Le regole per investire in una delocalizzazione con successo sono molto semplici: aprire un sito produttivo collocato geograficamente in un’area differente dalla fabbrica italiana (non in Europa, quindi), usare il sito produttivo per aumentare la capacità produttiva o per produrre prodotti differenti rispetto a quelli attualmente prodotti in Italia, non investire enormi capitali.
Gli Emirati Arabi Uniti permettono all’impresa italiana di delocalizzare con successo in quanto senza investire enormi capitali è possibile presentarsi al mercato globale con una capacità produttiva maggiorata oppure con linee nuove: un’attività negli Emirati Arabi Uniti permette all’imprenditore di unire alla qualità e al know how italiano, i bassi costi di produzione locali (minor costo del lavoro e dell’energia), semplificando notevolmente il confronto con i diretti competitors.
Gli Emirati Arabi Uniti sono, inoltre, geograficamente al centro del mondo globale e questo permette all’impresa di usare il sito emiratino per aumentare il proprio bacino di utenza permettendo un facile accesso ai principali mercati mondiali tra cui quelli del Medio Oriente, dell’Asia e dell’Africa. Questo grazie alle importanti infrastrutture del paese, tra cui il porto di Jebel Ali, uno degli hub commerciali più importanti al mondo, connesso con tutti i principali porti del globo.
In conclusione, scendere dal pullman in panne e farsi dare un passaggio fino all’uscita Emirati Arabi Uniti è sicuramente scelta di successo per quegli artigiani, micro, piccoli e medi imprenditori che non vogliono perdersi sulla strada della crescita: da soli o aggregandosi sarà scelta di ognuno.
Per maggiori informazioni in merito all’opportunità che gli Emirati Arabi Uniti possano essere per le imprese italiane: www.veluss.com
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