Sperimentato un nuovo farmaco per curare la leucemia acuta
11 Gennaio 2013 da dagata
Sperimentato un nuovo farmaco per curare la leucemia acuta. Il nuovo farmaco si chiamerà quizartinib oppure AC220
Lo studio e’ stata presentato in questi giorni durante il meeting annuale della American Society of Hematology che si e’ tenuto ad Atlanta dai ricercatori della Johns Hopkins University.
Il nuovo farmaco ha riguardato pazienti con leucemia mieloide acuta marcati con uno specifico tipo di mutazione genetica e ha mostrato risultati sorprendenti nella fase II dei trial clinici. Come nel caso di Emma una bambina di 7 anni. La primavera scorsa, lei era vicino alla morte. Ma oggi, Emma, è quasi guarita da una leucemia linfoblastica acuta e grazie ad un trattamento completamente nuovo: i medici hanno inoculato un forma modificata del virus dell’AIDS, che fa scomparire le cellule tumorali. Il nuovo farmaco ha riguardato pazienti con leucemia mieloide acuta marcati con uno specifico tipo di mutazione genetica che ha mostrato risultati sorprendenti nella fase II dei trial clinici. Come nel caso di Emma una bambina di 7 anni. La primavera scorsa, lei era vicino alla morte. Ma oggi, Emma, è quasi guarita da una leucemia linfoblastica acuta e grazie ad un trattamento completamente nuovo: i medici hanno inoculato un forma modificata del virus dell’AIDS, che fa scomparire le cellule tumorali. Il trattamento consiste nell’inoculare una forma attenuata dell’HIV al fine di riprogrammare il sistema immunitario, tra cui i linfociti T e quindi di distruggere le cellule tumorali. Le probabilità di guarigione non sono male ma riducono significativamente in caso di recidiva. Infatti piu’ di un terzo di pazienti ad alto rischio di leucemia hanno mostrato di rispondere positivamente al nuovo farmaco sperimentale e la leucemia e’ completamente scomparsa dal midollo osseo. Il nuovo farmaco si chiamerà quizartinib oppure AC220. Per lo studio i ricercatori hanno coinvolto 137 pazienti con leucemia mieloide acuta, la maggioranza dei quali era affetta da una mutazione nel gene FLT3-ITD nelle cellule leucemiche. Questo gene produce un enzima che segnala alle cellule del midollo osseo di dividersi e ricostituirsi. In alcuni dei pazienti con leucemia, la malattia ha mutato il gene in modo che l’enzima non funzioni in modo permanente, in modo che le cellule leucemiche crescano rapidamente e la patologia divenga difficile da trattare.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, occorre cautela, anche se i risultati sono molto incoraggianti. Secondo molti oncologi questa tecnica è rivoluzionaria ed alcuni scienziati stanno già cercando di applicare questo metodo ad altri tumori come quello della mammella o della prostata. Nel frattempo, Emma non è ricaduta ed è tornata a scuola.
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