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Troppo povera una donna vende l’anima all’asta. Proposte-choc su internet

1 Novembre 2012 da dagata

Troppo povera una donna vende l’anima all’asta. Proposte-choc su internet che è diventato un bazar della disperazione anche per gli italiani

Richiesta d’aiuto autentica quella di una ragazza russa, Iekaterina, 26 anni, che ha messo in vendita su internet la sua anima a un prezzo di partenza pari a 12 mila euro perché disperata. Impietosito, un uomo ha offerto i soldi chiedendo di ritirare l’annuncio.
La disperazione, si sa, non bada certo a finezze e, complice una crisi economica che non allenta la sua dannata morsa, allora tutto diventa lecito. E così, per sopravvivere e non annegare nei debiti, per non perdere la casa, per assicurare un pasto ai propri figli e ricominciare a intravedere una piccola e futuribile speranza, si offre quel che si ha, compromettendo la propria integrità fisica e la propria salute pur di racimolare qualche manciata di euro. E il commercio ha il suo giro su internet.
Basta un clic per trovare reni, porzioni di fegato, pancreas all’asta… Sono centinaia i link che rimandano a siti di compravendita dove una cornea vale quanto un auto di grossa cilindrata.
I casi anche in Italia sono centinaia, come quello di qualche giorno fa, quando la Polizia postale di Udine è intervenuta per far cancellare da un sito italiano un annuncio di un impiegato friulano, che vendeva un proprio rene.
Mentre un imprenditore veneto in difficoltà finanziarie ha messo in asta su Ebay un rene, o un polmone, o una porzione di fegato. L’imprenditore, che si firma G.F., scrive di voler “trattare nella massima riservatezza”. “Necessito di avere liquidità per continuare a lavorare da imprenditore – spiega – mi servono soldi per continuare la mia attività, dato che per i tempi lunghi della giustizia da circa otto anni avanzo 32mila euro da lavoro dipendente e, dal 2007, attendo causa giustizia di circa 300mila euro come socio del 20% di un Caf dipendenti nazionale”. Per il momento, aggiunge, “ho pagato 27mila euro in spese di avvocati”.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, a mettersi in vendita sono uomini e donne di famiglie sfiancate dalla disoccupazione e dalla povertà. Il tragico baratto dettato dalla precaria situazione finanziaria della donna anche se di un altro paese, è un dramma che deve scuotere le coscienze. La popolazione vessata dalla povertà si trova ora costretta a pensare di vendersi tutto anche i propri organi per fronteggiare i debiti, questo è il triste scenario in cui versa l’Italia.
C’è davvero da sorprendersi che qualcuno, preso dalla disperazione, decida di vendersi l’anima?

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