Strage di immigrati al largo delle coste di Lampedusa
1 Novembre 2012 da dagata
Una tragedia annunciata, l’ennesima quella accaduta a circa dodici miglia dalle coste italiane. un barcone carico di clandestini si è ribaltato. Sono stati tratti in salvo 54 occupanti.
Ancora una volta, un barcone pieno di persone è si è ribaltato forse per l’eccessivo carico, forse per le avverse condizioni del mare, e non è mai arrivato in prossimità di Lampedusa, dove era diretto, ed è stato avvistato dagli uomini delle squadre di soccorso verso le due del mattino, spezzando le speranze di stranieri che scappano via dalle loro drammatiche esistenze nei loro paesi d’origine per trovare rifugio in quelli che vengono definiti “paesi sviluppati”.
Chi era a bordo parla di 100-110 occupanti a bordo della carretta del mare, ma al momento ne sono stati recuperati solo 54: quarantasei di loro sono riusciti a raggiungere a nuoto la vicina isola di Lampione, in territorio italiano, mentre gli altri sette ritrovati sono stati tratti in salvo dai mezzi di soccorso che si sono mobilitati immediatamente per le ricerche.
All’appello, quindi, mancherebbero circa 40 persone, che al momento risultano disperse, anche se gli uomini della Capitaneria di Porto Italiana stanno ancora verificando l’effettivo carico della barca.
Una delle versioni che più convincono gli inquirenti è che il barcone sia stato quasi trainato fino a Lampione da un’altra barca su cui erano gli scafisti e la tragedia sia avvenuta durante le fasi d’avvicinamento alla piccola isola.
In un momento in cui gli sbarchi continuano nel Salento alla Sicilia e Calabria, seminando decine e decine di morti nel Mediterraneo, ed è noto che migliaia sono coloro che sulle coste della Libia sono pronti a partire, il Governo Monti ha calato un velo d’indifferenza sul gravissimo problema.
In particolare accendendo i riflettori su questi fatti, Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” sottolinea che moltissimi di coloro che sono arrivati oltre un anno fa dalla Libia in guerra, attende ancora un permesso di soggiorno umanitario.
La gran parte sono cittadini non libici, che da anni vi lavoravano che erano già fuggiti via dal loro paese per gravi motivi per cui chiediamo immediate risposte a tutela dei loro diritti ed affinché non si verifichino più tragedie quotidiane come quella accaduta in data odierna
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