Oggi la seconda giornata mondiale per la lotta all’epatite virale.
1 Novembre 2012 da dagata
Oggi la seconda giornata mondiale per la lotta all’epatite virale. Un milione di morti l’anno. I fattori eterogenei come le tossicodipendenze, i rapporti occasionali non protetti, l’utilizzo di materiali non sterilizzati sia in ambiente sanitario, sia durante l’esecuzione di piercing e tatuaggi, rimangono fattori determinanti nell’insorgenza di nuovi casi tra la popolazione.
Oggi, 28 luglio, si celebra la seconda giornata mondiale di sensibilizzazione promossa dalla World Hepatitis Alliance con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sulla diffusione della malattia. Questo è fondamentalmente il messaggio lanciato dall’OMS, che ha stimato che 2 milardi di persone, che equivalgono a circa un terzo della popolazione mondiale, siano venute in contatto con uno degli agenti patogeni responsabili dell’infezione.
L’epatite è una malattia infettiva di origine virale che colpisce il fegato.
In particolare, ricorda Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, i tipi di epatite sono cinque (A, B, C, D, E), ma i ceppi più pericolosi sono l’epatite B e la C, poiché spesso asintomatiche: per questo una grande percentuale di persone affette non sanno di esserlo e se ne accorgono solo decenni dopo il contagio, quando la malattia è diventata ormai cronica. In più, questi due virus sono la causa principale di cirrosi epatica e cancro al fegato.
A seconda del tipo di epatite il contagio è diverso: la B, la C e la D si contraggono venendo a contatto con il sangue infetto di un altro paziente, e nel caso delle prime due anche tramite sesso non protetto, mentre la D può infettare solo le persone già affette da epatite B; la A e la E sono invece causate tipicamente da cibo o acqua infetti, e di solito associate a una scarsa igiene sia personale che dell’ambiente.
Vaccini efficaci sono disponibili per tutti i ceppi, tranne che per l’epatite C.
In Italia l’epatite B cronica che, colpisce sette volte più dell’Aids, ha contagiato circa 700mila persone ma risulta bassa la percentuale di quelle in terapia: molte di più potrebbero trarre benefici da trattamenti efficaci per arrestare l’evoluzione della malattia
Nel 2010 sempre nel nostro paese il sistema informativo della Seieva (Sistema epidemiologico integrato dell’epatite virale acuta) che, dal 1984, svolge attività di sorveglianza e prevenzione delle epatiti virali acute ha registrato come sempre un’incidenza delle epatiti fortemente dipendenti dal ceppo:
– epatite A: 1,1 per 100.000 abitanti
– epatite B: 0,9 per 100.000 abitanti
– epatite C: 0,2 per 100.000 abitanti
– epatite Delta: 0,12 per 1.000.000 di abitanti
– infine, per quanto riguarda l’epatite E, il sistema Seieva ne notifica i casi acuti solo dal 2007 e, nei tre anni sino al 2010, ne ha rilevati 60, soprattutto nelle fasce di età 25-54 anni e 35-54, di sesso maschile e soprattutto tra la popolazione straniera (provenienti in particolare da Bangladesh, India, Pakistan e Marocco).
Inoltre, i dati epidemiologici disponibili indicano che l’epatite A, ma in particolar modo le epatiti B, C e Delta, mostrano un’incidenza in calo, mentre l’epatite E si sta configurando come una malattia emergente di cui aumentano i casi autoctoni (non legati ai viaggi in aree endemiche).
Negli ultimi 25 anni i progressi più importanti nella lotta sono stati resi possibili dall’introduzione di alcune pratiche sanitarie in grado di ridurre il rischio di contagio tra pazienti (come l’utilizzo di materiale monouso nei setting ospedalieri e l’introduzione degli screening del sangue) e dall’introduzione della vaccinazione anti-epatite B grazie alla quale oggi è potenzialmente protetta tutta la popolazione italiana da 0 a 31 anni; questo ha permesso di osservare una riduzione di incidenza soprattutto nella fascia di età 15-24 anni.
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