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Calzature: azienda italo-ceca progetta investimento in Slovacchia

1 Novembre 2012 da dagata

Il TAC (Tessile, Abbigliamento, Calzaturiero) smobilita in Italia e continua ad andare all’estero. Calzature: azienda italo-ceca progetta investimento in Slovacchia

Il TAC (acronimo di Tessile, Abbigliamento, Calzaturiero) settore che per decenni ha trainato l’economia di alcune zone del Mezzogiorno d’Italia, e tra tutte il Salento, ha visto avviare negli ultimi anni politiche di smobilitazione generale causando la perdita del posto di lavoro per migliaia di padri e madri di famiglia ed il conseguente depauperamento di vaste aree del territorio per la scomparsa di preziose fonti di reddito. Imprenditori senza scrupoli, nell’esclusivo nome del Dio Profitto hanno preferito la facile via della delocalizzazione, piuttosto che della ricerca di soluzioni che facessero dell’avanguardia e del “Made in Italy” il fiore all’occhiello della propria produzione in nome di una tradizione che ci ha reso celebri in tutto il mondo.
Sono così letteralmente fuggiti all’estero, spesso dopo aver fatto incetta di fondi pubblici per l’ammodernamento delle proprie aziende in loco, verso mete che consentivano un abbattimento dei costi di produzione per il minor costo della manodopera e del peso del fisco.
Un patrimonio di professionalità e tradizione allo stesso tempo risulta così disperso nell’impotenza di una politica che per anni ha contribuito a foraggiare queste imprese sotto la solita spinta del ricatto occupazionale.
La cosa più grave di questo processo è data dal fatto che quegli stessi imprenditori simulando la salvaguardia dei propri marchi e la propria “italianità” in una sorta di (finto) mantenimento delle prerogative e del know how acquisito, rigorosamente Made in Italy, mentre chiudono in Italia continuano al contempo ad avviare colloqui in paese stranieri, e soprattutto quelli dell’Est, per riavviare o proseguire la propria produzione.
Accade così per caso, di leggere su giornali esteri che imprenditori italiani dialoghino con amministrazioni comunali oltre i nostri confini nazionali per l’installazione di fabbriche per la produzione di scarpe. L’ultima notizia arriva dalla Slovacchia, dalla cittadina di Zlate Moravce, capoluogo della regione di Nitra, dove il sindaco del luogo ha dichiarato di aver avviato trattative per rianimare il settore calzaturiero locale. Si tratta di 400 nuovi posti di lavoro, mica chiacchiere, che sarebbero garantiti, secondo i bene informati, da un’azienda italo – ceca.
Alla luce di tali considerazioni e notizie, per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” se è giusto che il governo, cui ci si appella, avvii tutti le politiche possibili per la salvaguardia del vero “Made in Italy” anche nel settore del TAC attraverso l’incentivazione della ricerca e dell’innovazione sia nei processi che nei prodotti, premiando con serie politiche di defiscalizzazione a livello tributario che di riduzione del costo del lavoro le aziende che investono realmente mantenendo la produzione in loco, è pur vero che non si devono ripetere gli errori del passato con finanziamenti a pioggia e vincoli inesistenti per quel tipo d’impresa che pur percependo agevolazioni o fondi pubblici, oggi, senza essere neanche perseguita, fugge via dal Nostro Paese, gettando sul lastrico intere famiglie e le economie di vaste aree del Territorio.
È giunta anche l’occasione, quindi, di salvaguardare quell’immenso patrimonio umano che oggi si trova in cassa integrazione o senza lavoro recuperandone esperienza e professionalità per rilanciare un settore, quale quello in questione che potrebbe costituire uno dei volani di un nuovo sviluppo del Meridione in nome della tradizione e del vero “Made in Italy”.

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