G Data: studio internazionale sui navigatori e i pericoli di Internet
5 Luglio 2011 da mnicora
L’azienda tedesca ha analizzato come gli utenti di tutto il mondo (Italiani compresi) affrontano il problema della sicurezza informatica. Il risultato? In molti ambiti, le conoscenze degli utenti di Internet sono ancora lacunose o obsolete.
I mezzi d’informazione riportano ogni giorno notizie di nuovi attacchi agli utenti di Internet e alle aziende, segnalando furti di dati, nuovi virus e pericoli di vario tipo.
Gli utenti privati sono dunque costantemente nel mirino dei cyber criminali. Nell’era di Internet, la protezione dell’identità digitale riveste dunque un’importanza fondamentale per l’intera società. Per la protezione dei PC, gli utenti hanno a disposizione diverse soluzioni di sicurezza informatica. Ma quanto sono effettivamente informati sui pericoli delle rete e sui metodi utilizzati dai criminali? Ne sanno più i giovani o i più anziani sulla sicurezza IT, sono più informati gli uomini o le donne? La ricerca effettuata da G Data risponde a queste e molte altre domande. Con qualche sorpresa.
Lo studio si è svolto sottoforma di un’indagine online internazionale cui hanno partecipato 15.559 utenti di Internet di 11 paesi, tra cui l’Italia, con un’età compresa tra i 18 e i 65 anni.
In Italia hanno risposto 575 uomini e 563 donne per un totale di 1.138 persone.
Le domande proposte vertevano sui principali temi della sicurezza informatica ed erano volte a comprendere come gli utenti si comportassero di fronte ai più comuni pericoli di Internet, se fossero in grado di riconoscerli e quindi di approntare delle contromisure efficaci.
Lo studio ha, inoltre, proposte 11 tesi fondamentali sulla sicurezza in Internet per verificare quali di queste tesi fossero considerate vero oppure o no dagli utenti.
Le risposte, eterogenee per nazione, età o sesso, hanno fornito una serie di utili indicazioni, sfatando anche alcuni miti considerati ormai acquisiti.
Il 93 percento degli intervistati ritiene infatti che, se un Pc viene infettato da codice maligno, ci siano delle conseguenze visibili sul funzionamento dello stesso. In realtà le cose non stanno davvero così perché i criminali online, al giorno d’oggi, lavorano in modo tale da nascondere il più possibile l’infezione e poter continuare in maniera più lucrativa la loro attività illegale.
L’errata conoscenza di come si diffondono le infezioni informatiche è, inoltre, un ulteriore motivo di preoccupazione. Il 54 percento ritiene che il malware venga per lo più diffuso tramite email di spam e il 48 percento pensa che non si possa essere infettati visitando un sito infetto.
C’è insomma una scarsa consapevolezza delle variegate modalità con cui il malware si diffonde. I criminali, infatti, hanno escogitato metodologie sempre più complesse e articolate per attaccare i computer degli utenti, ma questi ultimi non sono ancora in grado di riconoscere tutti i pericoli e le insidie che si nascondono nella Rete.
I risultati
L’indagine indica almeno un fatto estremamente positivo: la maggior parte degli utenti di Internet è a conoscenza del fatto, indipendentemente dalla loro età o sesso, che su Internet ci sono dei pericoli e ben l’89 percento ha installato un software di sicurezza sul proprio PC.
Tale conoscenza è però per molti di essi limitata a questo ed infatti solo pochi di loro sono in grado di indicare correttamente i pericoli attuali di Internet.
Lo Studio sulla Sicurezza 2011 di G Data rivela che malgrado la diffusione ampia dell’utilizzo di Internet, la maggior parte degli utenti conosce poco i pericoli e di conseguenza anche le strategie per evitare che il PC venga infettato con codici dannosi.
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