Quando lavorare è una festa!
30 Aprile 2009 da Di Mano in Mano
Primo Maggio, festa dei lavoratori; un’occasione per noi che ci lavoriamo, ma anche per ci conosce già e per chi vuole conoscerci, di rifocalizzare alcuni pensieri ed esperienze che caratterizzano il modo di vivere e concepire il lavoro nella storia quotidiana della nostra Cooperativa. Alcuni flashes che raccontano un po’ chi siamo.
Innanzitutto le radici: è importante fare sempre memoria del nostro punto di partenza, che è stato l’attività lavorativa organizzata all’interno delle comunità di Villapizzone, prima, e di Castellazzo, poi. Il lavoro come esperienza comunitaria, pur partendo dall’ovvia necessità di guadagnarsi il pane quotidiano, rientrava in un orizzonte ideale che mette la relazione umana al primo posto: il lavoro quindi come occasione di relazione, modalità di incontro che valorizza i talenti di ciascuno al servizio di un bene comune. Questa valorizzazione della relazione in ambito lavorativo è certamente l’eredità più grande che la storia delle comunità ha lasciato alla Cooperativa. E questo stile di attenzione alle persone, con i loro bisogni e i loro talenti, è quello che la Cooperativa cerca ogni giorno di vivere anche nelle relazioni con chi incontriamo nelle nostre attività: dalle persone che ci chiamano per sgomberare le loro case, ai clienti che affollano i nostri mercatini dell’usato. E’ per noi motivo di grande orgoglio sentirci dire che noi “siamo diversi”, perché è proprio quello che cerchiamo di essere. A cominciare dalla retribuzione, pietra di paragone significativa e concreta di una visione del lavoro: gli stipendi non sono calcolati in base all’importanza del ruolo o della mansione, ma sul criterio del bisogno, in particolare del numero dei figli o dei familiari a carico.
Dalla radice comunitaria, ci arriva un’altra grande eredità: lo stile della porta aperta. Noi crediamo che il lavoro debba essere, concretamente, un diritto per tutti: per chi ha una famiglia da mantenere, per chi già deve occuparsi della gestione quotidiana di figli e casa, ma desidera anche esprimere i propri talenti fuori casa con le poche/tante ore che ha a disposizione, per i giovani che vogliono fare un’esperienza significativa di lavoro, ma anche per tante persone, anche adulte, che la vita ha lasciato un po’ indietro e che faticano ad inserirsi in un mondo lavorativo spesso troppo competitivo. La Cooperativa, da sempre, cerca di offrire a tutti una possibilità, attraverso strumenti contrattuali diversificati secondo le potenzialità ed i bisogni di ognuno: dai percorsi ergo terapici, ai tirocini lavorativi, borse lavoro, contratti di apprendistato e assunzioni vere e proprie, con una particolare attenzione ad agevolare part-time soprattutto per la fascia femminile. Attualmente in Cooperativa lavorano circa 70 persone. Crediamo che il misurarsi con un lavoro vero ed impegnativo, in un contesto ricco di relazione umana, possa essere per molti un’occasione preziosa per recuperare un senso della dignità di sé che a volte esperienze dolorose hanno fatto perdere. Anche il tipo di lavoro che all’inizio della storia è stato scelto aiuta in questo senso: recuperare, ridare valore a cose “buttate via” può essere vissuto come un percorso pedagogico alla possibilità di recuperare le cose preziose che ognuno di noi porta dentro di sé. Tra l’altro il lavoro di sgombero, con tutte le filiere di lavorazione che ne conseguono, permette di diversificare le mansioni in modo che per tutti ci sia uno spazio: anche l’ultimo arrivato, che fino al giorno prima occupava un metro quadro di marciapiede, è in grado di portare uno scatolone giù dalle scale e partecipare quindi di quel senso di dignità che un lavoro ben fatto assieme ad altri restituisce a chi lo fa. Nel nostro laboratorio di restauro è appeso un cartello: “Chi lavora solo con le mani è un operaio; chi lavora con le mani e la testa è un artigiano; chi lavora con le mani, la testa e il cuore è un artista”: noi desideriamo sentirci artisti nel nostro lavoro. E’ vero che le cose che ci passano tra le mani sono burocraticamente catalogate come “rifiuti”, ma il nostro lavoro è accorgersi della bellezza che è nascosta proprio lì e darle valore, e questo in un certo senso può essere un messaggio terapeutico per tutti: vale la pena sempre di recuperare la bellezza e la storia che c’è. E se questo vale per tutti, ancora di più vale per chi è stato messo ai margini da una società che per questo lavoro paziente di ricerca non ha più tempo: o sei performante o non vali. La nostra sfida più grande è vivere queste scelte ideali senza sottrarci ad un confronto continuo con la realtà che ci circonda: noi facciamo e proponiamo a tutti i nostri compagni di lavoro un lavoro vero, che serve a guadagnare la pagnotta quotidiana, mettendo in gioco i talenti e le possibilità che ciascuno possiede, con le proprie forze, senza assistenzialismi: la Cooperativa non riceve alcun finanziamento per la sua attività sociale. La sfida è conciliare questa tensione ideale con il saper stare sul mercato. Non demonizziamo il mercato, anzi: è positivo come termine di confronto realistico, come strumento di realtà. L’equilibrio da mantenere è restare dentro il mercato senza lasciare che determini tutte le nostre scelte, e rileggendo la nostra storia (a settembre la Cooperativa compie 10 anni) sentiamo di poter dire di esserci riusciti.
Buon Primo Maggio a tutti.
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